2° Newsletter di TroikaWatch

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Situazione generale

Mentre le prospettive generali restano invariate, con la Troika che spinge per l’austerità e i governi nazionali che continuano a eseguire operazioni di facciata, un’altra questione importante, quella della corruzione, sta acquisendo centralità. Considerando gli scandali che stanno venendo a galla in molte nazioni europee, è possibile asserire che non si tratta di problemi meramente locali, bensì collegati alla crisi attuale e al sistema economico. D’altro canto, in questa fase possiamo evidenziare anche alcuni sviluppi positivi: l’opposizione è diffusa ovunque, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo. In questo contesto, molti movimenti civili hanno lanciato un appello per una settimana di azione europea dal 15 al 17 nel mese di maggio. Presto ci saranno ulteriori informazioni al riguardo, vedi il sito web Blockupy [en].

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Livello europeo

Durante l’ultimo Summit europeo a Bruxelles, centinaia di attivisti hanno invaso le strade. L’alleanza civile D19-20 [nl] [fr] [de], coalizione formata da ONG (Organizzazioni Non Governative), sindacati, agricoltori, studenti e persone di tutte le fasce di età, ha manifestato con forza per le strade della città, protestando contro le politiche di austerità e l’accordo commerciale TTIP tra Europa e Stati Uniti.

Il giudizio sulla giornata è molto positivo non soltanto a causa dei blocchi stradali operati dai manifestanti, ma anche e soprattutto perché gruppi che non avevano mai collaborato prima si sono uniti, stimolando anche coloro che erano più restii ad unirsi nelle mobilitazioni future. Si tratta altresì di un elemento importante per continuare il processo di mobilitazione politica su Bruxelles, essendo questa la sede delle istituzioni europee e di un terzo della Troika. Anche nei singoli parlamenti nazionali registriamo con favore che un certo numero di parlamentari continuano a mobilitarsi contro l’austerità e il TTIP, costringendo i media a rendere nota la bozza di accordo.

Anche se si tratta solo di un primo passo, la forza del D19-20 sta nella sua diversità – sindacati del settore pubblico e privato, produttori di latte, agricoltori di prodotti organici, gruppi femministi, ONG, artisti e stazioni radiofoniche. Tutti coloro che sono coinvolti stanno già pensando ai prossimi passi: i futuri summit. Sappiamo che qualsiasi mobilitazione pan-europea non può che basarsi su forti campagne locali e sulle lotte, ed è proprio ciò che sta accadendo. Il rapporto completo sulla D19-20, in lingua inglese, sul sito CEO, è disponibile qui [en].

Intanto, uno studio [en] [fr] presentato alla fine di novembre del 2013 dalla Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC), sottolinea che la politica di austerità attuale è una violazione del diritto europeo, in quanto in contraddizione con lo statuto europeo dei diritti fondamentali. Anche all’interno del Parlamento Europeo aumenta il numero di coloro i quali nutrono seri dubbi sulle politiche di austerità della Troika, ed è stata addirittura avviata un’indagine [en] il cui rapporto finale sarà presentato a maggio, prima delle elezioni europee. Inoltre, un gruppo di giornalisti europei ha eseguito delle indagini sulle aziende di consulenza che sono impiegate dai governi nazionali per fornire pareri sull’attuazione della politica della Troika: “Un affare da miliardi di dollari al di là di ogni controllo” [en].

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Grecia

In Grecia, la disoccupazione ha toccato il 27,8%, un dato senza precedenti, mentre il debito pubblico è al 170% del PIL. Dall’inizio della crisi, i valori delle proprietà immobiliari sono scesi del 22%, mentre la mancanza di accesso alla liquidità (prestiti sul mercato finanziario) continua a soffocare l’economia reale. Si stanno diffondendo nuovi timori sull’uscita della Grecia dall’Unione Europea, mentre, secondo l’Economist, in Grecia vi è il rischio di un forte aumento delle tensioni sociali nel corso del 2014. Il tutto accade mentre le elité europee celebrano l’inizio della presidenza europea della Grecia ad Atene.

Dopo la votazione su due nuove leggi – una sulla tassazione della proprietà e una sui pignoramenti (per sfrattare più facilmente le persone dalla loro abitazione) – un altro deputato è stato espulso dal partito conservatore per aver votato contro queste leggi in parlamento. I partiti di governo adesso dispongono di una risicata maggioranza di soli 153 seggi su 300. La legge sui pignoramenti peggiora una situazione già difficile: mentre è stata estesa una moratoria sui pignoramenti per le abitazioni principali con un valore minimo di 200.000 € per le famiglie a basso reddito, per tutte le altre proprietà il valore è stato innalzato, per cui i greci possono essere ancora sfrattati dalla loro abitazione se questa ha un valore maggiore di 200.000 €.

Prima dell’approvazione di queste due nuove leggi da parte del parlamento, gli agricoltori hanno protestato ad Atene per contro il rischio di aumento delle tassazione sul possesso di terreni agricoli. In generale, le proteste hanno avuto un successo parziale nel solo settore della sanità, in quanto una tassa sull’ospedalizzazione è stata sostituita da imposte maggiori sul tabacco. La tassazione continua ad essere alta anche per l’energia, con conseguente aumento dell’inquinamento dell’aria nelle città in quanto le persone sono obbligate a riscaldare le proprie abitazioni bruciando la legna.

Alcuni politici, uomini di affari, e ufficiali militari di alto rango sono coinvolti in casi di corruzione. Aziende straniere, come la Atlas, Rheinmetall e la Wegmann tedesche e alcune imprese svedesi e russe, sono accusate di aver pagato ingenti somme di denaro per favorire l’acquisto di determinati armamenti. Anche le banche svizzere sono coinvolte, e accusate di riciclaggio di denaro. In un altro scandalo per frode, 25 persone sono state accusate di aver truffato la Hellenic Postbank trasferendo 500 milioni di euro attraverso crediti fraudolenti sui loro conti correnti bancari. Una parte dell’opinione pubblica vede queste indagini come un’inversione di tendenza positiva nella lotta alla corruzione.

Tuttavia, esistono prove che le condizioni lavorative delle persone che indagano in questi casi sono problematiche, e possono influenzare la qualità delle indagini. Ad esempio, il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung [de] ha reso noto che a volte le indagini di polizia e magistratura sono effettuate lavorando da casa, in quanto non sempre si dispone di un ufficio e ci si deve comprare anche l’attrezzatura.

Non desta sorprese che la fiducia nel futuro e nelle istituzioni pubbliche sia ad un livello minimo e che, secondo un sondaggio recente del giornale TO VIMA, il 55% dei greci vorrebbe lasciare il proprio paese.

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Irlanda

Nel dicembre del 2013, l’Irlanda è stata la prima nazione a chiduere le pendenze con la Troika. Tuttavia, l’austerità prosegue. Intanto, Attac Austria ed Attac Irlanda hanno provato a calcolare [en] [de] il costo dell’intervento della Troika. I risultati sono sconcertanti: mentre lo stato ha ricevuto 67,5 miliardi di euro di prestiti, ne ha pagati 89,5 alle banche. Inoltre, i media irlandesi sono stati aspramente criticati da uno studio dell’Università di Dublino, durato quattro anni, che ha mostrato quanto i media abbiano favorito l’austerità negli ultimi anni. Un’ ulteriore lettura sull’argomento si trova in questo articolo: The Irish Media – Cheerleaders for Austerity [en].

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Portogallo

Il debito del Portogallo ammonta a circa il 125% del PIL alla fine del 2013. Il pagamento degli interessi dovuti allo stato era di circa 3,5% del PIL lo scorso anno e se questa cifra, come sembra, continuerà ad aumentare, il Portogallo dovrà pagare interessi superiori al 4,6% per un prestito sul mercato finanziario internazionale. In molti credono che fin quando il tasso di interesse che lo stato dovrà pagare supererà il tasso di crescita del PIL, la situazione di insostenibilità dei conti pubblici rimarrà.

Una delle condizioni che la Troika richiede al Portogallo è un programma di privatizzazione. All’interno di questo programma, l’azienda cinese Fosun ha da poco concluso l’accordo per l’acquisto del ramo assicurativo della CGD, una delle maggiori banche del Portogallo che è ancora di proprietà pubblica. Intanto, la corte costituzionale portoghese ha di nuovo rigettato i tagli alle pensioni progettati dal governo come parte delle misure per l’austerità. Tuttavia, il governo non sembra preoccuparsi troppo di questa sentenza dato che intende ancora intervenire sul settore, provando questa volta a fare leva sull’aumento della tassazione sulle pensioni. I partiti dell’opposizione hanno affermato immediatamente la loro intenzione di impugnare nuovamente questa decisione di fronte alla corte costituzionale, insieme ad altre misure come i tagli ai salari, le indennità per il lutto, per la disoccupazione e la malattia.
Addirittura, all’inizio di gennaio, il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva, ha annunciato un’inchiesta legale [en] per le politiche di austerità che il paese è obbligato ad attuare secondo l’accordo con la Troika.

Infine, gli scioperi contro i tagli e i programmi di privatizzazione vanno avanti. Quando gli operatori ecologici di Lisbona hanno scioperato contro la privatizzazione della loro azienda, in rete sono circolati appelli in cui era richiesto alle persone di portare i propri rifiuti in banca.

Garbage in front of banks in Lisbon

Spazzatura di fronte a banche in Lissabon

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Cipro

Il 14 dicembre 2013, a Nicosia, la capitale, è stata inscenata una protesta anti-austerità [en], con migliaia di persone che hanno marciato dal Ministero delle Finanze al Palazzo presidenziale. Come in altri paesi, anche a Cipro stanno emergendo scandali a sfondo corruttivo. Ad esempio, sembra che alcune operazioni finanziarie piuttosto opache siano state portate a termine con denaro proveniente dal fondo pensionistico dei lavoratori del settore telecomunicazioni. Mentre la crisi sull’isola è sempre più profonda, l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha avvertito [en] Cipro che il supporto politico per le misure è “balbettante”; ciò non è una sorpresa, considerando le conseguenze.

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Spagna

Nel 2013, il PIL spagnolo è sceso dell’1,3%, la disoccupazione attualmente è al 26,4%, il deficit pubblico è al 6,7% e il debito pubblico è più del 100% del PIL. Un rapporto [es] sulle politiche fiscali spagnole e sul loro impatto sul debito afferma che, nel periodo antecedente la crisi, il settore pubblico riusciva ad ottenere avanzi di bilancio, a fronte di un debito pubblico di solo il 40% del PIL. Il settore privato, invece, presentava un debito di quasi il 400% del PIL.

Allo scoppio della crisi non si è potuto ripagare gran parte del debito privato e il settore bancario si è trovato improvvisamente in una situazione di bancarotta. L’unico motivo per cui non è ancora crollato è perché i bilanci non sono corretti al loro valore equo: le valutazioni sui bilanci bancari sono distorte da informazioni poco chiare, dalle alte valutazioni del patrimonio immobiliare proprio e, soprattutto, dai trasferimenti diretti e indiretti alle banche – che hanno assicurato che le banche potessero dedurre 150 miliardi di perdite dai propri conti in sei anni.

La misura più recente per aiutare il sistema bancario è stata il cambiamento nel trattamento e le garanzie sulle imposte differite attive (DTA) nel calcolo delle solvibilità delle banche. Lo stato spagnolo è diventato così garante delle DTA. In pratica, quando le banche stanno subiscono delle perdite e si generano DTA, lo stato spagnolo diventa debitore di questa “imposta negativa” nei confronti delle banche. Questa somma di denaro, fornita dallo Stato, può essere calcolata come capitale, permettendo alle banche di aggiungere 30 miliardi di capitale ai loro bilanci alla fine di quest’anno – un onere che sarà sostenuto dallo stato in aggiunta al debito spagnolo. Nonostante ciò, le banche non sono in un buono stato di salute, ed è probabile che nel 2014 ci saranno ulteriori misure come quelle di cui sopra.

Intanto, in Spagna dilagano gli scandali di corruzione che coinvolgono banchieri, politici, membri dei sindacati e la famiglia reale. L’ultimo scandalo riguarda l’ex direttore della banca Caja Madrid (adesso chiamata Bankia) che è stato accusato di nepotismo, scarsa gestione, e di sprechi. La sua gestione ha causato un ammanco nei bilanci della banca che ha messo in pericolo tutto il sistema bancario spagnolo, spingendo il governo ad effettuare un salvataggio completamente a spese dei cittadini. Recentemente, anche un programma di successo della TV spagnola si è occupato [es] di questo scandalo.

Le associazioni dei cittadini stanno tentando di combattere la corruzione in modi diversi, per esempio creando iniziative legali contro i banchieri [es] e contro la truffa delle partecipazioni preferenziali [es].

Anche la lotta alla privatizzazione ha avuto un risultato positivo: recentemente una corte ha deciso di bloccare la privatizzazione [es] di sei ospedali di Madrid. La decisione è stata presa in risposta ad una causa presentata dall’associazione dei medici Afem, accompagnata da un’ampia protesta contro la privatizzazione. Un’altra vittoria da parte della disobbedienza civile è rappresentata dall’occupazione [es] di un edificio vuoto -proprietà della CaixaBank- da parte di alcune famiglie, organizzata dalla Piattaforma delle persone Affette da Sfratto (PAH [es]), un’iniziativa civile che è supportata da più dell’80% della società spagnola.

La città di Burgos, da metà di gennaio, ha avuto uno sviluppo dovuto alla costruzione di un “Boulevard”. Il Consiglio Comunale, con 160 milioni di debiti, promuove progetti monumentali che porteranno benefici alle imprese edili mentre in città oltre 18.000 persone sono senza lavoro ed i servizi sociali sono ridotti ai minimi termini. Si sono svolte azioni di supporto e mobilitazioni in più di 40 città spagnole, giornate di assemblea, proteste, rivolte con un messaggio comune: “Vogliamo partecipare nelle decisioni della nostra città”. Il governo non ha fatto nessun tentativo per trovare un accordo con i cittadini di Burgos sulla reale necessità del “Boulevard” (un altro esempio di politica imposta in contrasto alla politica partecipativa, che ci ricorda gli avvenimenti del #DirenGezi Park in Turchia). Puoi seguire quello che sta accadendo su Twitter: #GamonalResiste.

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Italia

Alla fine del 2013, il tasso di disoccupazione giovanile ha oltrepassato il 40%, mentre la disoccupazione generale è circa del 12%. L’Italia, secondo l’Eurostat, è al secondo posto nell’Eurozona dopo la Grecia come numero di persone a rischio povertà (18,2 milioni, quasi il 30% della popolazione).

Alla fine dell’anno, il governo italiano ha varato la “legge di stabilità”: un pacchetto di riforme per l’austerità che dovranno essere attuate nel corso del 2014. Essa è originata dalla firma del “Fiscal Compact” da parte dell’ultimo governo di tecnocrati di Mario Monti nel 2012 (un governo formato senza elezioni sotto la pressione dell’Unione Europea e della Germania). Per essere introdotta, il parlamento ha dovuto modificare la costituzione inserendo un emendamento obbligatorio riguardo all’equilibrio del bilancio.

Ogni anno le misure diventeranno sempre più severe per adempiere alle richiesta delle Troika. Entro il 2014, la legge richiede una riduzione del debito del 0,66% del PIL. Partendo dal 2015, è richiesto un taglio di 1/20 del debito italiano ogni anno per raggiungere le soglie imposte dall’UE ( un tetto del 60% del PIL per il debito pubblico e un deficit minore del 3% del PIL).

Per adempiere alle richieste, di recente è stata lanciata una “spending review” (revisione delle spese dello stato), condotta da Carlo Cottarelli, ex banchiere della Banca Centrale e dirigente senior del FMI. Come conseguenza del lavoro di revisione, le azioni delle maggiori aziende pubbliche, come la SNAM, ENI, Terna, Fincantieri, STM, Sace, le poste e il sistema ferroviario, dovranno probabilmente essere vendute al settore privato mentre dovranno essere attuati ulteriori tagli al sistema sanitario, al settore dei trasporti locali e all’educazione. È stato inoltre introdotto un stop alle assunzioni nel pubblico impiego. Attuando queste misure, il governo vuole ridurre le spese di 32 miliardi di euro, somma che dovrà essere utilizzata per rimborsare il debito.

Riguardo ai problemi sociali, l’autunno italiano è stato “caldo”. Ci sono stati molti scioperi e manifestazioni organizzate dai sindacati e dai movimenti civili. Di recente, alcuni studenti a Roma, Torino, Milano e Palermo, hanno protestato contro i tagli all’educazione e contro le misure per l’austerità in generale, anche se la repressione da parte della polizia sta diventando sempre più violenta.

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Slovenia

La Slovenia sta ancora lottando per chiudere le transazioni con la Troika. Dopo una verifica [en] non trasparente delle banche slovene, lo stato ha ricapitalizzato tre banche pubbliche con la somma di 3,012 miliardi di euro e ha sollecitato i proprietari delle cinque banche private restanti a versare nelle loro banche 1,7 miliardi di euro. Questo salvataggio aumenterà il debito pubblico sloveno portandolo al 76% del PIL. Con la ricapitalizzazione è iniziato il trasferimento delle attività “tossiche” delle banche di proprietà statale nelle così dette “bad bank”.

Anche per la Slovenia la parola dell’anno 2013 è “corruzione”. La presidenza della Commissione per la Prevenzione della Corruzione ha annunciato, nel gennaio del 2013, che avrebbe rassegnato le dimissioni se non fossero seguiti cambiamenti dopo il rapporto sulla corruzione dei leader dei maggiori partiti politici sloveni: Janez Janša (SDS) e Zoran Jankovi
(PS). Alla fine di novembre, la Commissione si è dimessa [en], denunciando il fallimento da parte della politica nell’affrontare la corruzione nel settore bancario ed energetico, e la mancanza di volontà di migliorare la legislazione anti corruzione.

Inoltre, il Ministro degli Interni Gregor Virant ha reso noto che l’indagine legale nel sistema bancario sloveno si concentrerà su 346 milioni di euro per frode sospetta, con rapporti già presentati per più di 70 milioni di euro. A ciò è seguita un’operazione di polizia [en] con l’obbiettivo di scovare la corruzione nel sistema sanitario pubblico, uno dei settori a più alto tasso di corruzione [en] in Slovenia.

In seguito alle dimissioni della Commissione per la Prevenzione della Corruzione ed ai risultati della verifica sulle banche, centinaia di persone hanno invaso le strade di Ljubljana per protestare contro la corruzione. I manifestanti hanno richiesto più poteri per la Commissione, uno stop immediato al programma di privatizzazione e maggior impegno da parte dei politici nel combattere la corruzione. Questa protesta è stata supportata da molti gruppi che sono stati istituiti durante l’ondata di proteste del 2013 in Slovenia.

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