3° Newsletter di TroikaWatch

In questa newsletter puoi leggere su:

Situazione generale

Il contesto europeo continua ad essere caratterizzato da operazioni di mera facciata da parte dei governi, mentre la situazione per la maggior parte dei cittadini permane critica. Dopo l’Irlanda, il Portogallo è la seconda nazione che uscirà ufficialmente dalla fase di supervisione della Troika, probabilmente a maggio. Tuttavia, questo non migliorerà certamente le condizioni di vita della popolazione portoghese poiché le politiche d’austerità continueranno ad essere implementate nei prossimi anni, a causa del fatto che il debito dovrà essere ridotto forzosamente, in ottemperanza al Fiscal Compact.

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Livello Europeo

In molte nazioni, l’indagine del Parlamento Europeo sulla Troika [it] [en] [nl] [fr] [de] [el] [pt] [sl] [es] ha destato scalpore. In questa indagine è stato affermato chiaramente, come noi avevamo già riferito, che la Troika ha infranto le leggi europee più di una volta. Sfortunatamente, il punto di vista del Parlamento al momento è irrilevante, in quanto esso non ha potere di interdizione su nessuna delle misure politiche della Troika.

Per questo motivo, alcuni commentatori hanno sostenuto che questa indagine serva solo ad alimentare i conflitti di potere tra le istituzioni europee. A livello europeo sarebbe giusto supportare uno spostamento degli equilibri di potere da Commissione e Consiglio al Parlamento; tuttavia, dubitiamo che questo potrebbe comportare un cambiamento nelle politiche europee, in quanto le decisioni importanti sono sempre prese a porte chiuse.

TroikaWatch ha scritto un articolo riguardo all’indagine del Parlamento sulla Troika che può essere letto qui [en] [fr] [de] [sl].

Secondo un nuovo rapporto della Caritas europea, intitolato “L’impatto della Crisi Europea”, il fallimento dell’Unione Europea e dei suoi Stati Membri nel fornire un aiuto concreto alle persone in difficoltà, a difendere i servizi pubblici e creare occupazione, probabilmente prolungherà la crisi. Questo rapporto può essere scaricato dal sito web di Social Justice Ireland [en] (Giustizia Sociale Irlanda).

In generale, sembra che violare le regole sia una nuova “modalità” per trattare altre questioni riguardanti l’UE. Ad esempio, il Consiglio Europeo e il governo tedesco cercano continuamente di scavalcare il Parlamento per poter gestire in modo autonomo la creazione del nuovo meccanismo di risoluzione unico (SRM) per le banche in crisi. A tal proposito, il gruppo dei Verdi al parlamento tedesco ha pubblicato uno studio [de], in cui si conclude che l’attuazione di un tale meccanismo senza una votazione nel Parlamento Europeo costituirebbe un’altra violazione della legge europea. Il rapporto giunge alla stessa identica conclusione di uno studio [en] che Sven Giegold ha presentato all’inizio di questo anno.

Tuttavia, quando ad essere toccati sono gli interessi aziendali, i potenti sanno come difendere i propri “diritti”. Il rapporto ‘Profiting from Crisis – How corporations and lawyers are scavenging profits from Europe’s crisis countries[en] (Trarre profitti dalla crisi – come le aziende e i grandi studi professionali stanno traendo profitti dalle nazioni europee in crisi), pubblicato di recente dal CEO e TNI, mostra un’ondata crescente di cause legali aziendali contro le economie europee in difficoltà. Secondo il rapporto, queste cause legali sono un chiaro segnale dei costi potenziali che avrebbe il patto commerciale proposto tra gli Stati Uniti e l’Europa.

Maggiori dettagli su questo patto, l’Accordo Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (TTIP), si trova anche in un altro rapporto [en] pubblicato dall’ufficio europeo della Fondazione Rosa Luxemburg.

La resistenza civile tuttavia continua. Durante le ultime trattative tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti sull’accordo TTIP, D19-20, Alter Summit, Blockupy Europe, S2B Network e la Rete ATTAC Europea hanno organizzato il 13 marzo una protesta a Bruxelles.

La conferazione europea dei sindacati (CES) ha lanciato la nuova campagna “Un nuovo cammino per l’Europa[en] [fr] nel cui quadro si inserirà la manifestazione del 4 aprile 2014 a Bruxelles.

Altre proteste in tutta Europa sono progettate per il mese di maggio, prima delle elezioni europee. In molte nazioni i movimenti hanno lanciato diversi appelli per una settimana di mobilitazione [en] dal 15 al 25 maggio. Proprio il 15 maggio il movimento 15M in Spagna celebra il suo 3° anniversario e il 17 di maggio la coalizione Blockupy [en] [de] ha intenzione di organizzare proteste a Berlino, Düsseldorf, Amburgo e Stoccarda in Germania.

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Grecia

Il comitato del Parlamento Europeo che sta indagando sull’operato della Troika, ha fatto visita in Grecia alla fine di gennaio. La visita era stata rinviata per non interferire con le celebrazioni dell’inizio della presidenza dell’Unione da parte della Grecia. Othmar Karas, rappresentante del partito conservatore nella delegazione, ha polemizzato con il leader dell’opposizione greca Alexis Tsipras, affermando che egli non ha presentato una proposta alternativa alla politica della Troika in Grecia. Karas è stato in seguito smentito dall’europarlamentare socialista francese Liem Hoang Ngoc, che faceva parte della stessa delegazione.

Nel frattempo SYRIZA, che secondo i recenti sondaggi si confermerebbe primo partito, ha preso ufficialmente posizione con la pubblicazione del “Black Book of Troika[en] [el] (Il Libro Nero della Troika).

I risultati finanziari della Grecia nel 2013, presentati dal governo all’inizio di febbraio, sono migliori di quanto ci si aspettasse (recessione al -3,7%, bilancio dei pagamenti e bilancio principale positivi, con il deficit totale a meno del 3%); tuttavia, il prezzo pagato per arrivare a questo è devastante: la disoccupazione viaggia al 28% (con punte del 60% tra i giovani), mentre il debito ha raggiunto livelli insostenibili (più del 170% del PIL).

Il Ministro delle Finanze greco ha affermato che si aspettava queste cifre ed è per questo che a novembre ha rifiutato la richiesta di nuove misure di austerità avanzata dalla Troika per un totale di tre miliardi di euro, bloccando le trattative [en] per il rilascio di una tranche di prestiti programmata per la fine del 2013, e obbligando in questo modo la Grecia ad emettere bond a breve termine per superare questo blocco.

Intanto gli ispettori della Troika sono tornati ad Atene per le indagini relative a strumenti di debito per un totale di 8,8 miliardi di euro richiesti per pagare i prestiti e gli interessi entro la fine di maggio, prima delle elezioni europee. Per approvare questa tranche di prestiti, la Troika richiede misure che il governo greco spera di rinviare: il licenziamento di 12.500 funzionari pubblici, il miglioramento della ‘competitività’ seguendo le 300 e più raccomandazioni pubblicate in un rapporto recente dell’OECD [en], e la riduzione dei contributi sociali dei dipendenti e di alcune altre imposte. I tagli alle tasse porteranno probabilmente ad un nuovo ciclo di tagli allo stato sociale nel corso dell’anno – cosa che il governo vorrebbe evitare -, mentre almeno una delle misure incluse nel rapporto dell’OECD potrebbe minacciare addirittura la sopravvivenza dell’industria casearia [en] greca.

Il governo greco dovrà accettare queste condizioni nelle prossime settimane al fine di ricevere le somme di denaro che sono state promesse per elargire “concessioni elettorali” per gruppi mirati. La speranza è quella di limitare il crollo di consensi della coalizione di partiti alla guida del paese sia nelle elezioni locali che in quelle europee nel mese di maggio. Nonostante il dibattito all’interno del governo tedesco riguardo agli “aiuti” necessari per supportare la coalizione che governa la Grecia, la cruciale questione del debito greco sarà affrontata solamente dopo le elezioni [en].

Dopo le elezioni potrebbe scoppiare una battaglia politica tra FMI e altri ‘pragmatisti’, i quali desiderano ridurre il peso del debito della Grecia, facendolo passare come un ‘perdono[en], e coloro che per motivi politici (specialmente nelle nazioni europee più a nord), non vogliono essere considerati come ‘aiutanti’ della Grecia in nessun modo.

La risposta del governo tedesco è quella di imporre un nuovo memorandum [en] alla Grecia per estendere il potere della Troika sulla nazione in cambio di un nuovo “paracadute”. Questo porterà il debito della Grecia a più del 180% del PIL, estendendo il periodo del risarcimento da 30 a 50 anni.

Il FMI, in modo più concreto rispetto ai suoi partner della Troika, ha sostenuto un maggior supporto finanziario [en] alla Grecia in passato, perché si trattava dell’unico modo sostenibile per mantenere l’impegno ideologico per l’austerità. Questa richiesta di una riduzione del debito nel momento in cui il debito aumenta è motivata dalla necessità del FMI di fornire una giustificazione alla continuazione dell’austerità, nonostante gli effetti che ha sul lavoro e sull’economia. Alla fine, se il FMI concorderà che un nuovo ‘paracadute’ è necessario sia per la Grecia che per chi ha elargito i prestiti, in cambio saranno richieste misure più drastiche e più severe.

Altri, come SYRIZA, ma anche un economista tedesco membro della Task Force della Troika in Grecia, Jens Bastian [en], puntano a far rivivere le regole decise in un summit internazionale nel 1952 per trattare il debito del dopo guerra in Germania – “dare alla Grecia un futuro migliore”.

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Irlanda

Anche l’Irlanda ha ricevuto la visita della delegazione del Parlamento Europeo che indaga sull’operato della Troika. Durante la visita, Social Justice Ireland ha presentato un documento di 22 pagine, in cui ha sostenuto che:

  • L’austerità seguita dalla Troika in Irlanda e in altre nazioni non ha una fondata base accademica, è stata un fallimento nella prassi, ed è amorale in quanto i ceti medio bassi hanno pagato per tutti;
  • Mentre ha avuto un approccio draconiano verso le finanze pubbliche, la Commissione Europea non è riuscita a introdurre regole sufficientemente rigorose per il settore finanziario;
  • Tutti i programmi futuri della Troika devono essere vincolati alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e ai Trattati.

Qui [en] potete scaricare l’intero rapporto.

Mentre il Ministro Irlandese per la Protezione Sociale valuta le cifre dell’occupazione in Irlanda come un segnale di un “ritorno alla normalità”, il professor Michael Thaft ha eseguito un esame più approfondito e ha scoperto che dallo scoppio della crisi nel 2008 la media degli emigrati per anno è più che raddoppiata (fino al 133,7%), rispetto agli anni precedenti alla crisi.

Thaft ha scoperto cifre ancora più drammatiche in Spagna, dove l’emigrazione è aumentata del 274%. Potete leggere l’intero articolo ‘Normal Euro zone Countries Don’t Export Their People[en] nella revisione irlandese.

Morgan Kelly, “il primo economista ad avere predetto la bancarotta delle banche irlandesi” secondo l’Irish Times, recentemente in un discorso davanti all’UCD Economics Society ha avvisato [en] che “la vera crisi per l’economia irlandese non è ancora avvenuta.” Se i risultati degli stress test sulle banche irlandesi saranno negativi, questo porterà a una situazione di credit crunch che porterà alla bancarotta di migliaia di aziende medio-piccole.

Guardate il suo discorso qui:

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Portogallo

Da giugno del 2011 a dicembre del 2013, il livello del debito pubblico è aumentato da 172,3 miliardi di euro a 204,3 miliardi. Seguendo le nuove regole di contabilità, che saranno adottate dall’Eurostat a settembre del 2014, ed includendo partite contabili poste in precedenza fuori bilancio, il debito totale del Portogallo potrebbe raggiungere i 242 miliardi di euro. Alla fine dell’anno scorso, il numero di disoccupati in Portogallo è diminuito da 4,635 milioni di un anno fa a 4,513 milioni, con un tasso di disoccupazione del 15,3%, di cui il 34,7% è relativo alla disoccupazione giovanile.

Fin dall’inizio della presenza della Troika in Portogallo, i salari sono diminuiti del 5%, in un paese in cui lo stipendio base è di soltanto 700/800 euro: non deve quindi sorprendere il fatto che circa 265.000 portoghesi siano emigrati dal momento della firma del primo Memorandum con la Troika, depauperando in questo modo il Portogallo di parte della sua forza lavoro proprio quando la nazione sta cercando di far ripartire la crescita.

I risultati positivi nella bilancia dei pagamenti derivano dal fatto che sono diminuiti gli investimenti (p.es. macchinari importati, materie prime), il che ha provocato una diminuzione del potere di acquisto e conseguente crollo delle importazioni.

Circa il 53% degli investimenti esteri (IDE) in Portogallo si sono concentrati nel settore finanziario e in quello delle proprietà immobiliari. Un’altra parte, molto significativa, proviene dall’Olanda e dal Lussemburgo, dove le grandi aziende portoghesi hanno trasferito le loro sedi centrali per motivi fisclai; in pratica, proprietà in Portogallo di aziende portoghesi adesso sono considerate come investimenti esteri in entrata, rendendo impossibile comprendere la reale portata degli IDE.

In seguito al rifiuto da parte della corte costituzionale portoghese delle misure per l’attuazione di un taglio del10% nelle pensioni del settore pubblico, il governo ha deciso di intraprendere nuove misure [en] per compensare il denaro perso non attuando i tagli alle pensioni. Adesso le persone dovranno contribuire con un 3,5% invece del 2,5% al sistema di sicurezza sociale, e con contribuiti straordinari pagati dai lavoratori che adesso guadagnano più di 1.000 euro invece che 1.350 euro al mese.

In un ulteriore tentativo di risparmiare denaro, il governo ha programmato la chiusura di dozzine di corti e uffici delle imposte nelle aree della periferia dove l’attività economica è minima e le persone vivono con mezzi di sussistenza derivati dall’agricoltura (p.es. Contadini che producono solamente quello che è necessario per sfamare se stessi e le proprie famiglie), piccoli negozi e redditi derivanti dalle pensioni.

Il “programma paracadute” per il Portogallo da 78 miliardi di euro terminerà il 17 maggio: ciò significa che la Troika probabilmente lascerà la nazione mentre la Commissione Europea continuerà a monitorare il bilancio finanziario ancora per molti anni.

Oltre a questo, con o senza la Troika, l’austerità andrà avanti: i creditori internazionali hanno chiesto ai partiti e ai cittadini del Portogallo di supportare ‘altri anni [en] di misure di austerità, e l’ultimo rapporto del FMI conclude che “oltre al consolidamento fiscale, è richiesta una trasformazione dell’economia al di là del periodo programmato”, e che “il Portogallo continui ad affrontare sfide economiche” al fine “di raggiungere gli obiettivi del programma.”

All’inizio di febbraio, il sindacato CGTP ha organizzato una manifestazione in alcune città del Portogallo, a cui hanno partecipato migliaia di persone. Coloro che protestavano chiedevano che le misure di austerità finissero, e suggerivano che per farlo sarebbe necessario un nuovo governo.

Oltre a questa manifestazione, il 7 marzo alcune migliaia di poliziotti hanno manifestato contro i tagli agli stipendi e alle pensioni davanti al Parlamento portoghese. Dieci persone sono state ferite durante le proteste.

Cercando di raccontare i tre anni di austerità portoghese attraverso immagini e video, nove fotografi hanno lanciato l’iniziativa Projecto Troika [en] [pt]. Prima della fine di settembre, puntano a raccogliere 15.000 euro per il progetto, pubblicare un libro e mettere in circolazione un sito web e un DVD che testimonino le sofferenze della popolazione portoghese – ‘un documento per la memoria futura’.

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Cipro

La politica della Troika a Cipro h causato una crollo del PIL del 5,3% nel 2013, con effetti anche sulle previsioni di crescita per il 2014. Nonostante questo, non sono mancati i messaggi positivi da parte delle istituzioni comunitarie. Questi messaggi hanno il chiaro obiettivo di dare un senso di “ritorno alla normalità” per l’economia cipriota, mentre le misure di austerità continuano ad andare avanti.

Il mese di febbraio è stato caratterizzato da scioperi e proteste di massa contro il piano di privatizzazione della compagnia telefonica cipriota, la CyTA, di alcuni porti e della compagnia per l’elettricità, ovvero di parte della richiesta della Troika per pagare la nuova tranche di aiuti dell’ammontare di 236 milioni di euro. La prima grande protesta è avvenuta l’8 febbraio davanti al ministero delle finanze, al ministero del lavoro e alla House of Europe.

Ci sono stati anche molti scioperi [en] nelle aziende a rischio di privatizzazione. Quando il Parlamento ha iniziato il dibattito sul piano di privatizzazione, ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia davanti al Parlamento.

Alcuni giorni dopo, quando il Parlamento ha votato per il piano, i lavoratori hanno ottenuto una prima vittoria: il governo non ha raggiunto la maggioranza e, per il momento, la privatizzazione si è fermata. Comunque ci si aspettava che il governo avrebbe trovato il modo di assicurarsi che la maggioranza votasse nuovamente il piano, così come poi è accaduto.

Oltre al conflitto sulle privatizzazioni, c’è stata una grossa protesta [en] da parte degli obbligazionisti davanti alla sede della Banca di Cipro e uno sciopero [en] di impiegati statali locali della British Forces Cyprus contro le misure di austerità per la base militare.

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Spagna

Dal 2012, quando Luis de Guindos e Olli Rehn (EC) hanno firmato il MoU (Il Memorandum di accordo), che imponeva “condizioni severe” allo stato spagnolo, il deficit è aumentato vertiginosamente sino al 7,3% di quest’anno, con il debito pubblico all’93,9% e la disoccupazione che oramai supera il 26%.

Con un’azione puramente formale, il governo di Rajoy ha annunciato che il “salvataggio” della Spagna è finito (se, secondo il presidente, è mai esistito). Ciò che non è stato detto è che sia le condizioni imposte che il monitoraggio continueranno ad andare avanti fino a che l’ultimo centesimo di euro non sarà restituito con gli interessi, il che non avverrà prima del 2027. Così, mentre si parlerà della fine formale del lavoro della Troika nel paese, il monitoraggio da parte dell’EC e dell’ESM continuerà per anni – come per l’Irlanda e il Portogallo.

La società civile spagnola continua ad affermare che non si tratta del loro debito e quindi “noi non dobbiamo niente, e non pagheremo”.

Si tratta di una vera rivolta civile per difendere i diritti e i servizi sociali. Questa lotta sta ottenendo risultati, per esempio riguardo alla privatizzazione degli ospedali [it] [en] [nl] [fr] [de] [el] [pt] [es] di Madrid.

La protesta continua con mobilitazioni contro la riforma recente della legge sull’aborto spagnola, una legge iper restrittiva che spingerà migliaia di donne ad utilizzare l’aborto clandestino. Con la protesta ‘Madrid 22-M, Marches for Dignity’ (la Marcia per la Dignità), organizzata dal Sindacato del Lavoratori dell’Andalusia, Dignity Camps of Estremadura e il Fronte Civile ‘We are Majority’, sono state effettuate marce verso la capitale da diversi punti della nazione che culminate in una manifestazione il 22 marzo a Madrid. Le richieste sono raccolte in questo documento [en] [fr] [de] [el] [es].

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Italia

Il rapporto debito pubblico/PIL in Italia rimane al 133,3%, il secondo più alto di tutta l’Unione Europea (la media eurozona è del 92,7%). Nonostante il fatto che tutti i governi degli ultimi tre anni – il governo tecnico di Monti, il governo Letta e il recente governo Renzi – avevano promesso una riduzione del debito pubblico, quest’ultimo continua ad aumentare (era al 126% del PIL solo un anno fa).

Renzi, il nuovo segretario del Partito Democratico, rappresenta l’ala più liberista del centro sinistra. Più di metà della popolazione italiana ha espresso una opinione positiva del suo governo ed è persuasa che potrà durare a lungo.

Sfortunatamente, questo governo non rappresenta il cambiamento reale in cui sperano gli italiani, perché rappresenta le lobby economiche e finanziarie italiane e europee, rappresentando una continuazione della precedente amministrazione tecnocratica. Un esempio è il nuovo ministro per l’economia, Giancarlo Padoan, che è un ex direttore esecutivo del FMI e vice segretario dell’OECD.

Tra le misure annunciate da Renzi c’è il ‘Job Act’, che va nella stessa direzione della ‘Strategia Europea per il Lavoro.’ Questo progetto mira a risolvere la disoccupazione attraverso la legittimazione di nuove forme di contratti precari, in un paese in cui il tasso di disoccupazione è del 12% (circa 3,3 milioni di persone), livello più alto dal 1977, e per i giovani tra i 14 e i 24 anni è del 42,4%.

Il 22 febbraio, con la giornata nazionale contro il progetto dell’alta velocità in Val di Susa (NO TAV), migliaia di persone si sono riunite nelle più importanti città italiane per protestare contro le lobby finanziarie e economiche e contro la realizzazione di quei progetti che mettono in pericolo la salute e l’ambiente nelle aree coinvolte.

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Slovenia

La Slovenia sta ancora affrontando il problema dell’indebitamento delle banche e del settore privato, con una forte pressione da parte dell’Europa per introdurre misure simili a quelle della Troika. Uno dei risultati cruciali ottenuti dall’UE è la creazione di una ‘Bad Bank’, la DUTB, Azienda per il Management delle Risorse Bancarie (DUTB [en] [sl]) fondata nel 2013.

L’idea del DUTB è quella di “rafforzare la capacità finanziaria e la sostenibilità dei sistemi bancari, e di conseguenza promuovere la crescita economica.” In questo modo, le banche commerciali trasferiranno parte dei loro prestiti accumulati prima della crisi al DUTB. In seguito le banche saranno in grado di elargire nuovi prestiti, con la Commissione Europea (EC) e gli investitori internazionali che controlleranno l’intero procedimento.

Oltre alla supervisione esterna de facto sul settore finanziario sloveno, preoccupa che a gestire il processo siano stati chiamati dei manager stranieri senza dubbio collegati alla Troika. Un esempio è dato da Lars Nyberg, Arne Berggren e Carl-Johan Lindgren, che sono membri del consiglio della DUTB. Lars Nyberg è strettamente collegato alla ECB, è stato presidente del gruppo di amministrazione della crisi dell’ECB e del gruppo de Larosière’ (un gruppo di esperti della supervisione finanziaria nell’UE). Arne Berggren era membro della squadra della Troika per il FMI in Spagna e anche il suo collega Carl-Johan Lindgren ha lavorato per il FMI. Non deve stupire quindi che il FMI abbia accolto di buon grado la creazione del DUTB, considerato come un “passo significativo” verso la risoluzione dei problemi finanziari del paese.

Il 17 gennaio, il governo sloveno ha nominato nuovo direttore non-esecutivo del consiglio del DUTB Matja Mavko, proveniente dal Ministero delle Finanze e attuale rappresentante del paese nella Banca Mondiale. La DUTB è stata anche supportata dalla Banca della Slovenia del Governatore Boštjan Jazbec, che in precedenza ha lavorato come consulente per il FMI in Kosovo e in Suriname.

Esiste una grande preoccupazione che i cespiti più dubbi tra quelli confluiti in DUTB possano essere “ripagati” dai contribuenti, mentre gli asset di maggior valore saranno venduti a banche e a investitori stranieri. A tutt’oggi, si sa già che i contribuenti pagheranno 3 miliardi di euro per coprire una parte delle perdite previste. Inoltre, ha destato scalpore che la gestione della DUTB, 5 milioni di euro annui di spese di funzionamento, sia stata demandata ad un’azienda privata e straniera, la Quartz&Co, il cui socio Torbjörn Månsson è direttore ad interim della DUTB. La questione dei costi della DUTB e delle sue relazioni con la Quartz&Co sono state commentate da Lars Nyberg sulla televisione nazionale slovena. Potete vedere la sua intervista (minuti 20:15-27:00) in inglese qui.

Il Ministro delle Finanze Uroš Čufer ha ammesso che la Slovenia si trova in una situazione finanziaria difficile, che dipende dai mercati stranieri e che dovrà continuare ad aumentare il debito per alcuni anni. La Slovenia ha venduto 3,5 miliardi di dollari di obbligazioni, e una revisione dell’industria bancaria l’anno scorso ha aiutato a ridurre il rischio di un intervento diretto della Troika. Un’asta organizzata da Barclays Plc, Goldman Sachs Group, e JPMorgan Chase & Co, è costata più di 5 milioni di euro. “Questo è il più grande ordine di obbligazioni del governo nell’Europa centrale e orientale, del Medio Oriente e dell’Africa nel 2014,” ha affermato Irena Ferkuly, portavoce del Ministero delle Finanze.

Tuttavia il governo sloveno non vuole pubblicare le informazioni su chi sono stati gli acquirenti delle sue obbligazioni. Inoltre, il fatto è che “il debito pubblico sloveno negli anni recenti è aumentato dal 20-25% al 73% del PIL”, ha affermato [en] Cufer. Una volta che l’ultima doppia tranche di obbligazioni in dollari sarà stata assorbita, inizieranno i preparativi per un’altra, ha affermato in una intervista alla televisione. E si pensa che questo aumenterà il debito pubblico [en] sloveno a sino all’80% del PIL.

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